I fatti in breve: in una zona del Salento da qualche tempo alcuni ulivi si seccano e muoiono. Stando alle analisi sono stati attaccati da un batterio, Xylella fastidiosa, che - pare, non si sa se da solo o in concomitanza con altri fattori - ne provoca per l'appunto l'essiccamento e la morte. L'infestazione di questo batterio non è cosa recente, in California fa danni alla vite da almeno cent'anni; tuttavia in Italia Xylella fastidiosa è arrivata da poco e, comunque, non si conosce un farmaco per arginarla.
Qui un articolo più accurato sul sito di Italia Unita per la Scienza.
Quello che, in condizioni normali, sarebbe un problema agricolo, politico e di fitopatologia abbastanza rilevante, s'è trasformato però - as usual - anche nell'opportunità per vedere subdole macchinazioni di multinazionali che tramano per soppiantare l'ulivo salentino con (peraltro inesistenti) ulivi ogm sperimentati in Israele, fantomatiche trattative tra lo Stato e Big Pharma, potenze straniere e scienziati pazzi, in un climax che non si sa bene dove porterà, però intanto è bello da raccontare, è poesia e propaganda.
Il pensiero magico e superstizioso è in grande diffusione e non aiuta a mantenere un approccio razionale e sereno; né, bisogna ammetterlo, aiuta vivere in un Paese che tuttora galleggia sui miasmi irrisolti di un passato che non passa fatto di servizi deviati, mafia, terrorismo, teorie sul cedimento strutturale e bomba a bordo, piani di rinascita democratica, scandali IOR, stragi che scandiscono gli inesausti tentativi di diventare un paese civile, pezzi di Antistato che si fanno Stato e viceversa.
A questo punto in molti scatta l'istinto di alzare pasolinianamente il dito e tuonare: "Io so". Viviamo ossessionati dal Grande Vecchio anche quando il Grande Vecchio non c'è, o non necessariamente c'è, o in quel momento è in bagno: dev'essere, in fondo, un modo di esorcizzare la paura di sentirsi totalmente impotenti di fronte a quello che succede al mondo. Peccato che ciò diventi un perfetto boomerang, che sia cioè il modo ottimale per non fare niente, illudendosi di aver fatto qualcosa, diventando la caricatura di se stessi e gettando discredito su quel che si fa di buono.
Com'è parimenti grande tradizione italica: facite ammuina.
A me è scattato l'istinto di mettere il tutto in versi, calandomi nei panni d'uno di questi aedi dell'eterno complotto, e data l'epicità dell'evento bisognava usare le ottave.
Xylella furiosa
Qui un articolo più accurato sul sito di Italia Unita per la Scienza.
Quello che, in condizioni normali, sarebbe un problema agricolo, politico e di fitopatologia abbastanza rilevante, s'è trasformato però - as usual - anche nell'opportunità per vedere subdole macchinazioni di multinazionali che tramano per soppiantare l'ulivo salentino con (peraltro inesistenti) ulivi ogm sperimentati in Israele, fantomatiche trattative tra lo Stato e Big Pharma, potenze straniere e scienziati pazzi, in un climax che non si sa bene dove porterà, però intanto è bello da raccontare, è poesia e propaganda.
Il pensiero magico e superstizioso è in grande diffusione e non aiuta a mantenere un approccio razionale e sereno; né, bisogna ammetterlo, aiuta vivere in un Paese che tuttora galleggia sui miasmi irrisolti di un passato che non passa fatto di servizi deviati, mafia, terrorismo, teorie sul cedimento strutturale e bomba a bordo, piani di rinascita democratica, scandali IOR, stragi che scandiscono gli inesausti tentativi di diventare un paese civile, pezzi di Antistato che si fanno Stato e viceversa.
A questo punto in molti scatta l'istinto di alzare pasolinianamente il dito e tuonare: "Io so". Viviamo ossessionati dal Grande Vecchio anche quando il Grande Vecchio non c'è, o non necessariamente c'è, o in quel momento è in bagno: dev'essere, in fondo, un modo di esorcizzare la paura di sentirsi totalmente impotenti di fronte a quello che succede al mondo. Peccato che ciò diventi un perfetto boomerang, che sia cioè il modo ottimale per non fare niente, illudendosi di aver fatto qualcosa, diventando la caricatura di se stessi e gettando discredito su quel che si fa di buono.
Com'è parimenti grande tradizione italica: facite ammuina.
A me è scattato l'istinto di mettere il tutto in versi, calandomi nei panni d'uno di questi aedi dell'eterno complotto, e data l'epicità dell'evento bisognava usare le ottave.
Xylella furiosa
Stralcio di poema eroico in ottave
Di donne e Cavalier l’incauti amori,
di queste audaci imprese un dì fu il canto;
ma, poi che il gran tempo di quei rancori
trapassa inesorabile, di tanto
seguendo l’ire ed i global furori
il cor cerca la pugna con Monsanto
con l’innomato massonico piano
e con chi angustia il popolo sovrano.
Dirò d’Apulia in un medesmo tratto
cosa non detta in prosa mai, né in rima:
che per un germe d’alchemìa misfatto
nato tra i maghi che plasman l’enzima
giace l’ulivo ritorto e contratto
e non v’è ingegno che salvar lo stima,
né ci sarà pel suo tronco concesso
addivenire a regolar processo.
Primo, dico, fu 'l germe nella vigna
di là dei mari ov’è terra che trema:
natura fe’ sì ‘nconsulta e maligna
che va a prolificar nello xilema
e la pianta vi muore; più s’indigna
il cultor della sua vigna che scema,
quando vede frinir la Cicalina
ch’è di quel germe latrice meschina.
Ma per quei mari in eterna procella
quivi s’è volto il supremo periglio:
con il nome foresto di Xylella
sciamando nel Salento fa scompiglio
dell’ulivo che mozza e poi sbrindella.
Pave l’umano e tremando bisbiglia,
crollar mirando quell’albero antico:
v’è forse l’arma d’oscuro nemico?
È infatti noto che d’ogni ferita
dir si può se sia fatta di natura:
e poi che la Xylella sembra uscita
da mano umana sprezzante e sicura
che paga, forgia e pur vende la vita
nulla ipotesi qui più si trascura
finché si smascheri quest’empio zelo
ch’è pari a quel che di scie colma il cielo.
Ov’è Monsanto, si sa, v’è brevetto;
ov’è brevetto, son sgherri europei;
ov’è l’Europa, v’è infausto precetto
che va sconfitto cantando in cortei;
non basta: in questo caso maledetto
par sia complotto d’ulivi giudei!
Sorga il popol che qui truce mugugna:
pel fato e la taranta, sodali, alla pugna!
La Forestale fra i geni s’educe;
ecco v’è pur la procura che indaga;
presto il perito che ‘l fine deduce,
tosto si conti chi compra e chi paga,
alfin sia fatta chiarissima luce
sulla funesta e loschissima piaga:
ma della lotta la massima parte
sia delegata ai fulgori dell’Arte;
ché pensare l’ulivi tutti morti
uccisi dalla mano che moneta
pagò pubblica per conto dei forti
è grande suggestione d’un poeta
e sono dei poeti quelle sorti
di pensar ch’ogni cosa sia segreta:
consolazione sia il verso per noi
che forgia trame per renderci eroi.
©Elena Tosato (con la gradita partecipazione del signor L. Ariosto per un paio di versi)
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