giovedì 14 luglio 2022

Quasi crisi

Una quasi crisi

Di guerra e siccità s’è fatto l’anno,

di nuovi guizzi della pandemia.

Parole, queste, di periferia

di un mondo fosco, dove ancora fanno


gli umani quel che credono e non sanno,

e crepita irrisolta la follia

di un’insipienza di antica genìa:

il nulla, qui, può anche fare danno,


per noia, per malizia o per la voglia

d’essere perno del vento importuno,

ch’è dove tutto - talvolta - comincia. 


Da mesi aggrovigliato sulla soglia,

un giorno allora si crede qualcuno

perfino un avvocato di provincia.


domenica 3 luglio 2022

Capelli

Capelli


Ho i capelli molto corti, come sapete. Li ho sempre avuti molto corti, o corti, o abbastanza corti, perché sostanzialmente mi danno fastidio i capelli dietro le orecchie. Che poi la lunghezza dei capelli dovrebbe essere importante solo per Sansone e per Raperonzolo, e io non ero né l'uno né l'altra. Avendo i capelli molto corti, e avendo altresì avuto una avversione per le sottane fino alla maggiore età almeno, per non parlare del resto dei gusti poco consoni al conforme sentire (di cui, peraltro, mi è sempre importato il giusto, cioè niente), fino a che l'adolescenza - ok, la tarda adolescenza - non mi ha gradevolmente equipaggiata di tette mi hanno scambiata per maschio ogni volta che è stato possibile. Con mia grande scocciatura, ma tant'è. E poi giocavo a travestirmi, avevo il mio costume da cosacco, quello da guerriero greco fatto con la custodia della racchetta da tennis di mio papà che usavo come elmo e poi il vestito greco vero con cui facevo Pallade Atena e quello da Biancaneve e poi una serie di fazzoletti e drappi con cui essere chiunque, insomma, giocavo un sacco e mi divertivo.
A proposito dei capelli corti volevo raccontare un aneddoto. Ero bambina; sette anni, otto, non so - comunque ne dimostravo meno, altro enorme cruccio risoltosi in età adulta - ed ero in campeggio coi miei genitori. E mia mamma, al solito, "Elena vai a fare amicizia con gli altri bambini", e io con lo sguardo disperato agonizzante che gemeva un muto "ma non posso restare in camper a leggere per la quattordicesima volta La collina dei conigli", e no, non potevo, l'aria aperta, la socialità, quelle cose lì. E io ubbidivo e uscivo e vagolavo per la pineta alla ricerca di pari età con cui addestrarmi a sentire alieno l'essere umano, con buona pace di Terenzio, homo sum, nihil humanum alienum a me esse puto, sì, però almeno che stia un po' distante...

Divago. Ero in campeggio, gironzolavo per la pineta e a un certo punto incrociai una bambina che giocava con la sorellina dai lunghi boccoli biondi; e la bambina si rivolse a me e mi apostrofò chiedendomi a bruciapelo se fossi un maschio o una femmina e io risposi, una femmina, e lei mi guardò con sufficienza e, carezzando i boccoli biondi della sorellina, mi disse "Me lo chiedevo, perché, sai? Le bambine hanno QUESTI", e via a rimestare con allusività didattica i capelli lunghi e boccolosi della sorellina, a sua volta vanamente protrusa in un sorriso di chi non coglie, non intende e però asseconda.

E io guardai la bambina e la bambina aveva i capelli corti esattamente quanto i miei, e fu lì che capii una grande lezione che mi sarebbe stata di aiuto negli anni a venire, e cioè

La gente, sovente, è scema