martedì 7 novembre 2017

Il teatrino

Con buona pace di Sorrentino e Pirandello, ho avuto due idee.

The Young Premier
Lenny Dimayo è un giovane deputato campano, ambizioso, diligente e dallo scarso peso intellettuale e politico. Inaspettatamente, nel 2018 viene nominato presidente del consiglio. Portando con sé un gabinetto di tanti Tonino Pettola, Lenny diventa dunque il più giovane capo di governo della repubblica italiana. La sua immagine è un mistero: si vocifera che sia controllato dal fin troppo influente cardinale Beppe Spencer, suo vecchio mentore e padre spirituale; Lenny si sottrae ai confronti, non si fa vedere, parla da solo con l'anima di Casaleggio Padre e Figlio; orfano politico che si pone alla guida di un paese di orfani politici, adorato ed elusivo, simbolo dell'invitta capacità italica di galleggiare con mezzi improbabili, evanescente e predatorio, contraddittorio e miracolato, rivoluzionario ed eversivo, The Young Premier si appresta a conquistare gli schermi dalla prossima primavera.
(Notevole l'interpretazione di Matteo Renzi nei panni di Stefano Accorsi.)



Una, nessuna e centomila
Vitangelo Toscarda è un uomo ordinario e tranquillo, che ha ereditato il partito (e le banche) dei padri e vive di rendita sulle dolci colline dell'Italia centrale. Un giorno un elettore gli fa incidentalmente notare di avere il naso leggermente storto e un'inusitata vocazione maggioritaria, e il Toscarda si guarda allo specchio e comincia a interrogarsi su di sé. Chi sono veramente? si chiede. Che cos'è la mia esistenza? Dove devo andare? Cosa devo fare? Come appaio al prossimo? Decide di cambiare vita nella speranza di scoprire la sua vera natura, e qui cominciano le sue avventure sinistre. Una, nessuna, centomila sinistre: ricerca identitaria, frammentazione percettiva, annientamento elettorale, spigolando e lambiccandosi su rotte diverse e rabberciate; ora inseguendo la Chiesa sulle politiche economiche e sociali, ora rincorrendo i radicali sui diritti civili, ora ricercando un papa straniero o pescato dalla società, in un estenuante girotondo di Pancho Pardi, Zapatero, Tsipras, Islanda, Varoufakis, Corbyn, Portogallo, Pisapia. Il Toscarda, riformista e radicale, diverso ed uguale (cit.), comincia a fare discorsi ossessivi su di sé e a proporli compulsivamente al prossimo, fino a farsi prendere per pazzo; ormai frammentato in centomila identità diverse si aggira per il paese cercando di definirsi, la moglie s'ingegna a farlo interdire e passa ai Cinquestelle credendo che siano di sinistra, gli sparano, trova parziale e breve conforto nel dialogo con un religioso, infine si dà all'agricoltura biologica nel tentativo di ricreare il suo perduto stato di natura ma Vandana Shiva gli chiede 40mila euro per una conferenza e Vitangelo muore nei debiti.
Nel frattempo muore nei debiti anche il paese, aspettando il ritorno fatale di Silvio Berlusconi che adesso si fa chiamare Adriano Meis.