lunedì 15 novembre 2010

Il necrologio

Mi porto avanti col lavoro. Ho scritto un necrologio per una persona di cui non faccio il nome, per la privacy.



È morto un bischero
Quel Sire d'Arcore
che ricco divenne
con la Fininvèst.

Servi che piangono
scossi nell’intimo;
campane a morto
giù da Mediasèt.

Pria d’esser feretro
lì tra le zoccole
sornione diceva
come al cabarèt:

“Lungi dal carcere
il popolo abbìndolo
con la minaccia
del rosso sovièt;

Leggi m’intralciano?
tosto si emendino!
o le si getti
giù nella tualèt.”

Zitta, Veronica!
Bondi, un bel distico!
ché fosti Yorick
di quell’Amlèt

Eppur, miserrimo
dovrai sopravvivere
altri servendo,
o triste travèt.

E rendilo martire
talquale ‘l suo mentore
che è morto fuggiasco
ad Hammamèt;

Di’ come Previti
corruppe quel giudice
con una tangente
sotto al gilèt!

Fu democratica
la sozza rinascita
che era del piano
di Gelli il targèt?

E con la Cupola?
Forse fu complice?
Il noto stalliere
ne ebbe il placèt?

E i mali economici?
Le tasse? evadiamole!
Lui solo allo stato
tagliava il budgèt.

Certo che un popolo
pronto ad eleggerlo
sempre trovava,
quel maledètt!

Tre lustri furono?
No, più! che diamine!
io per la vergogna
divento bluèt!

Ma ‘l Sire d’Arcore
amava assai fottere
con donne promiscue
dall’alto cachèt

e giovani fossero
a fargli le coccole
tutte ammassate
di Putin nel lètt.

Così nel ridicolo
il livido satiro
morì blaterando
tra quattro soubrètt.

E quindi un brindisi!
È morto quel bischero!
E le campane
che suonino a fèst.


© Elena Tosato 2010