sabato 19 settembre 2020

D'Annunzio quantico

 Qui è quando D'Annunzio scriveva di meccanica quantistica.

TACI. Su le soglie
dell’atomo odo
parole che dici
ben strane; e odo
parole più nuove
che parlano quark e leptoni
lontani.
Non sai bene dove
vi son quelle orbite sparse.
Osservi dei barioni
più rari e scarsi,
guardi quei nuclei
ben densi e irti;
Vedo di dirti
protoni,
o quei neutrini sfuggenti
di masse ignote,
o già dei grumi folti
di neutroni lenti,
da forti forze volti
ed arcane,
incerti fra le posizioni
crude
e quegli impulsi invece
leggieri;
e i freschi principi
che Pauli già schiude
e modella,
su di te particella:
che ieri
t’escluse, ed oggi t’esclude,
Fermione.

domenica 13 settembre 2020

Il premio letterario

 Il Premio Letterario

Anno del Signore 1995. La vostra affezionata ha sedici anni, frequenta brontolando un liceo classico di periferia, legge tanto, dorme tanto, scrive tanto, esce da un paio d'anni molto bui in cui ha avuto seri problemi di tenuta psicologica, sociale, fisica e neurologica, però tiene botta, legge tanto, dorme tanto, scrive tanto (questo ho già detto, mi pare).
Il suo professore di italiano le dice un giorno: "Tosato, tu scrivi bene, perché non partecipi alla selezione del Premio C per i giovani del triennio?" ove il Premio C è un premio letterario che si tiene a Venezia, organizzato dalla confindustria, insomma, proprio quello lì, quello serio. E la vostra affezionata dice va bene, c'è un tema particolare? No, dice il professore, tu scrivi, poi me lo dai e io lo mando. E allora lei scrive, e con l'umore che le passa in quei tempi ne viene fuori una di quelle cose da sedicenni problematici in via di risoluzione, sapete, come aver inzuppato Dostoevskij in salsa beatnik, cioè una cosa che adesso che sono anziana e saggia non farei mai, però insomma, c'era la tempra ruvida della pubescenza, c'era quell'ostinazione disperata della logorrea complicata, c'era la pesantezza dell'inesperienza di chi voleva una vita spericolata ma era in fondo una mite e riservata allieva di un liceo classico di periferia. Però insomma.
Di lì a qualche tempo il professore la chiama in disparte e le dice "Alla commissione è piaciuto, è molto intenso, però potevano scegliere solo un elaborato per ogni provincia e qui a Padova c'erano il tuo e un altro a parimerito."
E quindi, penso io, e poi lo chiedo.
"E quindi hanno tirato a sorte" dice lui e allarga le braccia.
Io penso che almeno sarò fortunata in amore, il che poi è stato anche vero, cioè, dopo una quindicina d'anni è stato vero, nel 1995 non ero molto fortunata in amore, diciamo che supplivo con la mente e i suoi tarli.
Però insomma, avevo delle teorie sulla faccenda. È importante avere delle teorie.
Sono comunque invitata alla cerimonia di premiazione con gli altri finalisti, mi regalano una copia di Sostiene Pereira, che in realtà avevo già letto l'anno prima, quindi in casa ho due copie di Sostiene Pereira, e in una calda e umida mattina di giugno me ne vado fino a Venezia con mia madre e un inopinato vestito di seta nel quale sudavo più del tollerabile.
E lì hanno premiato il componimento di una ragazza che affronta Temi Delicati e Impegnati e Anche un Po' Paraculi Che Fanno Sentire Il Lettore Buono E Giusto e di sicuro molto meno affannosi dei miei tentativi dostoevskijani affogati nel beatnik e poi c'è tutta la giuria che comincia a parlare del Tempo, e io nel mio vestito sudaticcio di seta écru ascolto e ascolto e mi ritrovo nel pieno di un dibattito, ma serio, eh, sulla domanda se il tempo sia un galantuomo o un ladro, roba che Proust impallidisce, e anche Bergson, ma che dico perfino Heidegger, e ad Agostino che lo definiva estensione dell'anima si sarebbero estese anche le gonadi, ma non l'avrebbe detto perché se no Dio non l'avrebbe più reso casto.
Però insomma ho imparato mondi nuovi e nuove strade, per esempio ho imparato a starmene per i fatti miei, e che la Confindustria mamma mia la Confindustria, e che a Venezia in giugno fa più caldo quando ci si veste di seta, e che sarei tornata a essere una allieva brontolona di un liceo di periferia, almeno per altri due anni, e che il tempo è tante cose, e nessuna di queste io riesco compiutamente a dire.