mercoledì 25 marzo 2020

Dantedì

Buongiorno!

Eccoci qui, incapsulati e sospesi in un giorno qualunque del lockdown. Sembra che esistano due linee temporali: una vecchia, normale, che prosegue dritta come prima, e una nuova che rimesta dentro se stessa, fatta di statistiche e conti e previsioni fragili.
Ma oggi torniamo alla prima di queste linee. È primavera, là fuori, anche se non sembra affatto, ed è il 25 marzo. È il Dantedì.
Il 25 marzo è il giorno in cui Dante si perde nella selva oscura e comincia il suo viaggio.

Quindi, visto che oggi è il Dantedì, ho deciso di celebrarlo a modo mio. Sonetti! Abbiamo dei sonetti!
Ventuno, per la precisione, divisi in tre gruppi di sette. L'idea era questa: prendere dei temi danteschi (non necessariamente dalla Commedia) e scriverci qualcosa con la lingua e i modi di oggi, tenendo conto dei secoli trascorsi ma senza perdere l'aggancio con l'idea originale.
E i temi sono questi:

- i sette vizi capitali
- le sette arti liberali, il trivio e il quadrivio, cioè quelle attività intellettuali che costituivano il curriculum dei chierici prima di intraprendere gli studi universitari
- le sette virtù, divise fra le quattro cardinali e le tre teologali.



Il PDF è liberamente scaricabile via Dropbox dal link che trovate qui sotto.
Leggetelo, condividetelo, è distribuito sotto licenza Creative commons - attribuzione, no opere derivate, non commerciale.
Spero che i sonetti vi piacciano, spero che vi tengano compagnia in questi giorni di clausura forzata in cui bisogna stare lontani per stare vicini, ma poi si passa per un pertugio tondo e si torna a riveder le stelle.

Ventuno sonetti per il Dantedì


sabato 14 marzo 2020

Sonetto del giorno del pi greco

Pi Day

Cammino a passi nudi tutto in tondo,
e conto quel ch’è dentro. L’opportuno
pensiero d’aver preso il raggio uno
mi resta nella mente, e sullo sfondo;

in questo camminare vagabondo
ma regolare, raccolgo e raduno
l’irrazionalità che già ciascuno
sospetta si nasconda dentro il mondo

dei numeri. Ne vedo trascendenti,
lì dove il polinomio si fa cieco
di darli in soluzione; e vedo questo,

nel cerchio che misuro a passi lenti,
con l’improvviso nome di pi greco

contarne l’area con un solo gesto.