venerdì 6 gennaio 2012

Astronomia

Benedetto sedicesimo, nella messa dell'Epifania in San Pietro, si rivolge agli astonomi: "Studiate pure la cometa, ma la supernova è Cristo".
Eh, addirittura? Ma l'avete visto come transustanziano gli elementi? si riesce a produrre fino al ferro! Per l'oro, invece, si attendano i Magi (oggi è giornata).

Mi viene in mente quando scrissi una breve satira sui buchi neri e l'inferno.
La riporto qui:

Secondo la fisica un buco nero è un oggetto celeste talmente denso che perfino la luce non riesce ad allontanarvisi. Ora, io credo che le implicazioni epistemologiche e anche mistiche del concetto di buco nero siano interessantissime! Innanzitutto il buco nero c'è ma non può essere visto, la luce non riesce ad uscirne, nulla riesce ad uscirne, il che potrebbe suggerire un'analogia con l'inferno, dal quale le anime non possono scappare né vedere la luce divina al di là dell'orizzonte degli eventi, per dirla in linguaggio tomistico. Ma l'analogia finisce qui: l'inferno è unico, invece non c'è garanzia di unicità per i buchi neri a meno che non si voglia utilizzare il concetto di buco-nero, la buconerità. Un escamotage potrebbe essere quello della cosiddetta Delocalizzazione Cosmologica dell'inferno, ma non ne so molto, temo che dovremo aspettare un pronunciamento ufficiale della Santa Sede.

C'è una teoria piuttosto in voga tra i fisici cristiani, e quindi pesantemente ostracizzata dalla lobby ateista di cui è in mano la scienza: conoscerete tutti, per esempio, i pronunciamenti anti-religiosi di un grande fisico come Steven Weinberg. Secondo questa teoria Dio avrebbe consentito l'esistenza dei buchi neri proprio perché ci rendessimo conto dei limiti della ragione umana (altro che quelli proposti da Hume o Kant!) e potessimo quindi avvicinarci a Lui.

Quand'ero all'università ho avuto il piacere e il privilegio di lavorare per breve tempo con un allievo del grande astronomo gesuita José Funes, con il quale abbiamo analizzato con gli occhi sinceri della Fede in Cristo le varie soluzioni di buco nero a seconda che il corpo ruotasse o meno, o avesse o meno carica elettrica. Ne abbiamo tratto una modesta teoria catafatica, come l'avrebbe definita lo Pseudo-Dionigi Aeropagita, legando Dio a ogni singolo ente procedendo dall'universale al particolare.

Il nostro piccolo lavoro ci ha mostrato delle sorprendenti analogie tra il motore immobile d'impianto aristotelico e le conseguenze epistemologiche della soluzione di Schwarzschild (ditemi se vado troppo sul tecnico!), che è quella per un corpo non rotante e privo di carica. Ma del resto Dio è Amore, che è una grande forma di energia, lo dice anche Dante in chiusura del canto XXXIII del Paradiso: "l'Amor che il Sole muove e l'altre stelle". Ne segue che è applicabile piuttosto una soluzione di tipo Reissner-Nordström.
So che alcuni fisici gnostici avevano proposto un'interpretazione anche con le soluzioni di Kerr e di Kerr-Newman, ma mi sono sempre sembrate eretiche, perché considerare l'analogia con un corpo rotante renderebbe Dio troppo simile a un ente fisico e ciò verrebbe a contraddire, ad esempio, quel che diceva Nicolò Cusano sulla Sua conoscibilità.

[©Elena Tosato - 15 aprile 2010]

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