mercoledì 2 febbraio 2022

Doppio sonetto sulla dimostrazione di Euclide dell’infinità dei numeri primi

Doppio sonetto sulla dimostrazione di Euclide dell’infinità dei numeri primi

1.

Se i primi, sai, non fossero finiti,

potremmo allora prender tra di loro

quello maggiore. Si faccia tesoro

poi del prodotto dei primi riuniti


sotto di quello, per bene censiti;

e poi s’aggiunga uno, e gran lavoro

di divisione si conti tra il coro

di quei fattori già lì definiti.


Dei primi usati, nessuno divide

quel numero: c’è sempre un di resto.

È primo questo numero? Domande!


Che sia o che non sia, il tutto stride

col fatto d’aver preso, per pretesto,

uno che fosse dei primi più grande.


2.

Giacché se non è primo, si dimostra

che tra i fattori dovrà pur contare

un primo che tra gli altri non compare,

e ch’è più grande di quell’altra chiostra


di primi che avevamo in mano nostra.

Se poi risulta primo, bell’affare!

È lui il più grande! Ci tocca obiettare

che quello esibito in bella mostra


tra i primi che avevamo ben contati

non è il maggiore dei numeri primi.

E quindi infine ci siamo capiti,


e questi sono stati i risultati:

non c’è ragione umana che già stimi

che i primi siano meno che infiniti.


Nessun commento:

Posta un commento