Sofismi d'aprile.
Sonetto di Gorgia
Vi dico cos’è mai questa natura.
Essa non è; ma invero, se poi fosse,
avrebbe strane forme, eterodosse,
tant’è che non potrebbe darsi cura
ciascuno di conoscerla. S’appura
di qui, già seguitando per le grosse
infamie del non essere, e le glosse
di cui la forza poi non si cattura,
che pur se fosse il mondo conoscibile
non si potrebbe mai comunicarlo.
Il dire ciò, lo sai, non mi consola:
ma, mosso un po’ dai venti del possibile,
mi metto qui, sgusciando come un tarlo;
m’aggrappo - come il mondo - alla parola.
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