Blu asfalto
Anni fa, quando vivevo ancora a Padova, andai a comprare un paio di infradito. Ero incerta sul colore, per cui chiesi alla commessa che mi consigliasse. Dal momento che un paio di scarpe mi deve andare bene con tutto perché io odio comprare scarpe (certifico e garantisco comunque il mio essere donna), chiesi che mi indicasse un colore che fosse sufficientemente neutro da accompagnarsi con la maggior parte del mio guardaroba estivo (e che non mi costringesse a comprare vestiti nuovi, giacché io odio anche comprare vestiti, e continuo a garantire e certificare comunque il mio essere donna).
La commessa, molto gentile, mi mostrò un paio di sandali. "Sono blu asfalto" disse, "dovrebbero andare bene".
E io lì per lì stetti zitta, perché da quel po' che so, e che sapevo anche allora pur non avendo ancora cominciato a frequentare ingegneri edili, l'asfalto è grigio, non blu, ma sai mai cosa si nasconde nelle definizioni cromatiche del mondo della moda, quell'universo misterioso e magnifico in cui le gradazioni Pantone assumono nomi mistici di fiori, piante, emozioni e ombre di sogni perduti; e quindi annuii gravemente, e poi dissi che sì, potevano andare bene. Provai il numero, pagai e me ne tornai verso casa.
Solo che, mentre camminavo verso la fermata dell'autobus, questa cosa del blu asfalto continuava a rodere le debolezze delle mie compulsioni, per cui tirai fuori la scatola dal sacchetto e andai a vedere com'era definito il colore.
C'era scritto "basalto".
E io rimasi lì in mezzo alla strada, sotto il sole estivo, a pensare alla commessa dagli scarsi rudimenti geologici che aveva tentato di interpretare l'ignota parola alla luce delle sue conoscenze pregresse, in un mirabile sforzo di creazione di nuovi orizzonti verbali.
Fino a quando li ho dovuti buttare perché s'erano consumati, per me quei sandali sono rimasti blu asfalto.
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