sabato 8 marzo 2014

Otto marzo

Buongiorno.

Questo è un post sull'otto marzo che, come saprai dal proliferare di mimose e di buoni propositi sulla parità sessuale, è la festa della donna.

Allora, siccome appartengo alla categoria delle femmine, questo è il mio post sulla faccenda.

Per cominciare, guarda qui. Questo è un disegno (che ho preso da uichipedia) che rappresenta l'apparato genitale femminile. Di default, siamo fatte così!



Se invece ti intrippa di più la genetica, puoi pensarla come un doppio cromosoma X.

Ma potrebbe anche essere che quella femminile sia solo l'identità che una si sente di avere, anche se la biologia dice diversamente.
Va bene comunque.

Hai pensato? Hai guardato? Ecco. Una donna.

Adesso penserai che scriverò un post lungo e serio sulle discriminazioni di genere, sul fatto che se tra le gambe hai una vagina invece di un pene comunemente guadagni di meno, lavori di meno, non hai accesso a tutte le posizioni di potere, quando ti va male ti accoltellano o ti sfregiano perché ci si aspetta, la società si aspetta, che siccome sei concava dovresti essere disposta a concedere l'utilizzo della tua morbida concavità a chiunque ne faccia, cavernicolamente, una richiesta più o meno esplicita. Oppure sul fatto, speculare e omologo, che c'è chi sostiene, in pieno amor cortese, quanto la donna sia un essere dolce, buono, di cui l'uomo si dovrebbe prendere cura.

Va bene, va bene. Ma il mio intento non è di parlare di tutte queste cose qui, che pure sono molto importanti, perché oggi è l'otto marzo, e ci sono già fiumi di inchiostro e miriadi di pixel spesi a riguardo, e con ottime argomentazioni.

(Ehi! Oltre che della donna oggi dovrebbe essere anche la festa della preterizione!)

Ora che hai pensato a tutte queste cose serie e importanti, pensa alla più seria e importante di tutte.
Ossia che quella che hai davanti, e a cui stai sventolando sotto il naso il mazzolino di mimose, è una cosa ben strana.

Non è una vagina. Non è un doppio cromosoma X. È una persona. E lo è prima di essere una donna, così come tu sei una persona prima di essere bianco, nero, italiano, mozambicano, ebreo, cattolico, indù, vegetariano o iscritto al partito umanista. Per quanto, dico, l'utilizzo di categorie sia spesso comodo e anche funzionale. Ma non è che bisogna perdersi la consapevolezza dei limiti del modello, se no va a finire che dici "donna" e puoi pensare contemporaneamente a Rita Levi Montalcini e alla Saponificatrice di Correggio. Capisci che c'è qualcosa che non va?

Va bene? Persona. E questo vuol dire che ha dei diritti in quanto persona, dei doveri in quanto persona, e delle caratteristiche umane in quanto persona. Non in quanto donna.

Non è buona e generosa in quanto donna. Di converso, non è una che la dà via come il pane in quanto donna. (Sì, il discorso che sto facendo vale anche per l'abilità di parcheggiare.)
Magari è buona e generosa, magari è sessualmente disponibile, ma perché è fatta lei così, lei come individuo, e ogni individuo, nei limiti di variabilità della specie, è un caso a sé.
Ok, presumibilmente in quanto donna fa la pipì seduta, e per un certo periodo della sua vita avrà le mestruazioni, ma basta così. Che sia dolce, carina, stronza, intelligente, emotivamente forte, stupida come una capra, abile in cucina, brava a briscola, è un fatto che viene a parte, che non è legato al fatto di fare la pipì seduta, così come non è legato al fatto di avere la pelle bianca, gli occhi neri, di credere negli spiriti o di parlare giapponese come prima lingua.

Persona.


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