Siamo di ritorno da una serata al Petruzzelli in cui Antonino ed io abbiamo ascoltato Stefano Rodotà, il più acclamato rimpianto che io ricordi negli ultimi tempi, discutere di diritti e di parole come libertà, uguaglianza, fraternità e dignità. Nel frattempo Napolitano veniva rieletto al Quirinale, una manovra del Parlamento per salvare il salvabile, o più probabilmente per salvare se stesso dal significato di quelle parole.
C'è un'intervista su Left dello scorso 21 luglio allo stesso Rodotà che invito tutti a leggere: si chiama "Svegliati sinistra" e dice cose antiche e belle tanto da poterci costruire seriamente un’ipotesi di futuro: la si trova qui.
Un partito decente, considerando che Rodotà era anche un pezzo nobile della sua storia, l'avrebbe proposto in prima istanza senza aspettare che lo scoprisse Grillo. Purtroppo non c'erano i voti per farlo: sono riusciti a bruciare Prodi, il padre fondatore che pure sulla carta aveva l'unanimità dei consensi, figuriamoci che avrebbero fatto con Rodotà. Bisogna solo vedere quanti voti hanno regalato a Grillo con questa genialata: temo moltissimi e temo anche che, per quanti saranno, non serviranno ad arginare il cupio dissolvi che li ha causati.
Bene ha fatto a quel punto SEL a continuare ad appoggiare il giurista; numericamente erano ininfluenti ma almeno hanno salvato la faccia. Per una volta avere una sinistra che non si spara sui piedi è quasi un evento storico. Chissà quando ricapita.
Intanto, mentre Berlusconi ride e la repubblica scivola - almeno per il momento, in futuro chissà - verso un presidenzialismo de facto, come da migliore tradizione aneddotica ci sono una notizia buona e una cattiva: abbiamo un anziano smodato che bada solo a salvarsi dalla galera e ignora i requisiti minimi del vivere civile e democratico, un urlatore col vaffanculo facile che parimenti ignora i requisiti minimi del vivere civile e democratico, qualche centinaio di astute faine pronte solo a vendersi al migliore offerente, un partito suicida con un tasso di idioti superiore alle più fosche previsioni di Cipolla, una buona fetta di personaggi genuflessi al Vaticano per convenienza più che per fede o forse troppo accomodanti con l'illegalità organizzata (la disgiunzione è inclusiva), zucche vuote che a malapena riescono a leggere e comprendere un testo elementare, arroganti e ingenui d'ogni sorta, e poi una manciata di persone perbene ridotte a pensare stizzosamente all'espatrio o ai sacchi di sabbia di fronte alla finestra. Perdonate lo snobismo che trapela inevitabile da queste parole, è una forma di autodifesa, si fa quel che si può. Questa era la notizia buona. La notizia cattiva è che il paese fuori dal palazzo, a parte per l'avere generalmente le pezze al culo, non è diverso da quello dentro al palazzo.
E disastroso.
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