venerdì 10 maggio 2013

Da qualche parte, in Puglia


Siccome la realtà locale si dimostra talvolta una spigolatura coerente del Grande Tutto, e siccome ogni campanile raccoglie da tempo immemore attorno a sé capitani di ventura e aspiranti signori, il Commendatore è candidato sindaco alle prossime elezioni comunali.

Il Commendatore è figura curiosa e poliedrica: è partito per imbarcarsi sulle navi in gioventù come han fatto molti suoi compaesani, perché il borgo s’affaccia sul mare e dal mare ha tratto sostentamento prima che un’industrializzazione ruspante ne diversificasse l’economia. Rientrato ben presto dalle fatiche marittime, ammiraglio nel cuore e mozzo nei calli, il Commendatore ha preso a parlare dell’avventura con quello che, se avesse conosciuto i riferimenti, avrebbe potuto definire il piglio dell’Achab dell’Adriatico frammisto al destino glorioso di un Horatio Nelson. Come che sia, il Commendatore è tornato sulla terraferma e s’è dato da fare per sbarcare il lunario e ora, oltre che Commendatore e Capitano d'Industria, è anche Barone ed Erede dell'Impero Romano d'Oriente nonché ballerino di Harlem Shake. Lo spirito, s’è capito, non gli difetta; soprattutto non gli manca un’incrollabile fiducia nei propri mezzi. È diventato imprenditore. Ha un certo numero di dipendenti, produce e lavora. Ma tutto questo non può essere sufficiente: ha fatto coniare delle monete con la sua effigie, ha scritto libri su tutto lo scibile umano, ha pensato a rendere degna la propria morte, voglia il Cielo lontana, facendo innalzare nel cimitero cittadino una piccola cappella in stile ionico-littorio sormontata da un suo busto in bronzo e arricchita da una scritta in una lingua che assomiglia al latino, ma soprattutto il Commendatore ha sempre sentito che il Paese ha bisogno delle sue riflessioni e dei suoi consigli e per un certo periodo si è messo a scrivere delle lunghe lettere di scienza politica e tattica spicciola all’unico che riconosceva come interlocutore, l’Altro Imprenditore che s’era fatto da sé, quello brianzolo che faceva le cene eleganti con le signorine scosciate e che aveva tutti quegli amici imbarazzanti. Il Commendatore scriveva dunque al Cavaliere, che bontà sua non gli ha mai risposto; ma il Nostro è convinto che le missive siano state lette e ponderate, perché molte delle mosse politiche di Berlusconi sembravano prendere ispirazione, a suo dire, da quanto gli aveva suggerito. 

È stato recentemente dato alle stampe - una volta si sarebbe detto ciclostilato in proprio, ma adesso c’è il self publishing che dà quel tocco internazionale e non sembra una cosa da sezione della Sinistra Giovanile (fu FGCI, 1921-1998), che al Commendatore poi gli viene l’orticaria a pensare ai comunisti - un libro autobiografico scritto dal Commendatore in persona.
L’epopea d’una vita vissuta per il Lavoro e per la Patria - così mi figuro, non avendo letto il libro - è ora disponibile per arricchire le librerie dei concittadini. E dei dipendenti del Commendatore, va da sé. Fonti anonime raccontano che il Commendatore, in qualità di datore di lavoro, ha infatti caldamente consigliato ai suoi subordinati l’acquisto del libro; comunque, nel caso in cui il dipendente rifiuti, dal suo stipendio verrà trattenuto l’importo corrispondente al prezzo di copertina. 

Nel frattempo la campagna elettorale continua e risuonano gli slogan del Commendatore, compreso un inquietante “una città che lavora è una città libera”, che a me ricorda un po’ certe scritte in tedesco su dei cancelli di ferro battuto. La città è stata tappezzata di manifesti in cui il Commendatore si staglia in piano americano su sfondo azzurro, compunto e assorto, e il motto sul suo simbolo s’imprime nella memoria dell’elettore che vi transita sotto: “Lavoro, Cultura, Diritti”, così come è stato ben riassunto dall’episodio riferito dalle solite voci che raccontano come il costo di un libro (cultura) venga addebitato (diritti) ad un proprio dipendente (lavoro). 
Ma il Commendatore è forte delle sue parole, Egli non ci tradirà, dice; Egli ha ammonito i giovani a restare saldi nelle tradizioni del lavoro e della famiglia, e forgiando la lingua italiana con la stessa intraprendenza con cui ha forgiato la propria vita li ha invitati a matrimoniarsi; Egli ha dalla sua parte l'epica e s’avanza solitario verso il voto primaverile, sfidando la crisi di rappresentanza e l’apparentamento con partiti e movimenti, proponendo come soluzione la sua figura di re taumaturgo del ventunesimo secolo ed eterno paradigma italiano dell’arte di vivere raffazzonando talenti impropri.
Il mare, davanti alla città, assiste tranquillo.

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