martedì 20 marzo 2012

L'invasione degli stafilococchi

Anni fa mi ammalai di cistite. Una prima dose di antibatterico d’emergenza non fu sufficiente a stroncare il male che si presentò, recidivante, per alcuni mesi. La visita ginecologica non rilevò niente di anomalo. Una prima urinocoltura andò a vuoto perché mascherata dagli effetti della fosfomicina; e il male proseguì indisturbato e rispuntando come un fiumiciattolo carsico nei momenti meno opportuni. Due settimane di pace, tre giorni d’inferno, sangue e bestemmie. Si poteva continuare così? Alla fine, stremata dai crampi e dal bruciore, all’ultimo attacco decisi di stringere i denti e di non prendere niente: andai in queste condizioni a fare l’urinocoltura con l’annesso antibiogramma, attesi gli esiti e infine andai dal medico a farmi prescrivere una cura seria. Otto giorni di antibiotico che mi causò altrettanti giorni di mal di mare furono sufficienti a stroncare gli stafilococchi. Ormai sapevo tutto degli stafilococchi. Me li immaginavo ligi e raggruppati come soldati nordcoreani. Ripresi la mia vita normale.
In seguito appresi che v’è una pletora di rimedi alternativi per la cistite: da quelli a base di succo di mirtillo rosso, all’agopuntura, a una sorta di psicanalisi col santone che legge l’aura, ai rimedi a base di altri intrugli naturali, mi raccomando, naturali, la parola chiave è questa, perché tutto ciò che appena richiama la chimica implica necessariamente
1. speculazioni economiche da parte delle case farmaceutiche
2. morte dell’ecosistema
3. trasformazione dell’Uomo Naturale in una specie di Frankenstein mutageno.

C’erano rimedi ancora più fantasiosi, come quello di strofinare un’immaginetta della Madonna in situ. Sembra che purifichi tutta la parte. E poi un'altra teoria secondo la quale una cistite è causata da un conflitto che deriva dall’impossibilità di marcare il territorio.

Un tizio che crede a queste cose m'ha detto: “Capisci? Gli animali marcano il territorio tramite l’urina. Se non puoi farlo, se ti viene impedito dalle circostanze, o da qualcuno che ha potere su di te, un capo, una persona potente... no? in quel caso il conflitto scoppia e siccome è la psiche che influenza il cervello e il cervello che influenza gli organi, allora ti viene al cistite. Quando fai fatica a rielaborare un lutto, per esempio, ti ammali. Il cancro nasce così. Molte malattie nascono così. Prova a pensare a quale conflitto avevi, e vedrai che ho ragione”
“Non avevo nessun conflitto, era un periodo molto felice” ho risposto io.
“Probabilmente l’hai rimosso. È un meccanismo psicologico, la rimozione, sai?”
“Io ho preso l’antibiotico. È per quello che sono guarita. Non ci ho pensato sopra, non ho elaborato un lutto, cristo santo. Erano batteri. Stupidissimi batteri che vivevano tranquilli nell’intestino, e per qualche motivo sono venuti a contatto con l’uretra, sono risaliti e hanno colonizzato la vescica. Tutto qui. Ho preso l’antibiotico. Ho rimosso i batteri.”
Lui ha scosso la testa con fare conciliante. “Ma sì, certo che c’erano i batteri.... io mi riferisco alle cause, all’eziologia profonda, capisci? E poi considera, considera questo: i batteri sono nostri amici. Gli antibiotici sono dannosi, perché li uccidono. Hai ucciso degli elementi che sono amici del tuo corpo.”

"Beh, dipende da dove stanno, quei batteri. Nella mia vescica stavano malissimo, per esempio; si sentivano spaesati, fuori luogo, con un sacco di problemi psicosomatici derivati dal fatto che erano andati a marcare un territorio abitualmente non di loro competenza ed erano dilaniati dai sensi di colpa: eppure, pur soggiogati dai risultati della loro hybris, non riuscivano a tornare da dov'erano venuti. Io li sentivo lamentarsi, dicevano ‘noooo, nooooo, non vogliamo stare qui, questa non è vita, vogliamo andarcene, abbiamo capito che colonizzare questa landa sconosciuta ci porterà soltanto degli scompensi affettivi... ti preghiamo, Elena, poni fine alle nostre inenarrabili sofferenze!’
Ed io rispondevo, già in preda ai rimorsi: ‘siete sicuri, amici miei? per porre fine alle vostre sofferenze dovrei uccidervi tutti, siete pronti ad affrontare con dignità l'estremo sacrificio?’ (naturalmente tutto questo dialogo si svolgeva in via telepatica, non credere che io ci parlassi davvero, ai batteri)
E loro: ‘Sì, berremo l'amaro calice fino in fondo. Meglio la morte che questa vita in esilio, che pure stoltamente ci siamo comminati da soli, come neanche Edipo a Colono. La patria è lontana e non v'è speranza. Ah, fato crudele!’
E così ho fatto. Antibiotico a profusione e morte dei batteri. Fortunatamente sono riuscita a rielaborare in fretta il trauma da distacco, altrimenti chissà, mi sarebbe venuta una faringite o il ginocchio della lavandaia o qualcosa di orribile che non riesco nemmeno a immaginare."

Io gli ho risposto così, ma poi quel tizio non l'ho più visto. Si dev'essere offeso. Spero non troppo, se no gli viene un malanno.

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