mercoledì 27 gennaio 2010

Memorie dal sottosuolo

Sentite odore di zolfo?

E’ solo per farmi riconoscere. In realtà io non ho odore. Gli uomini hanno odore; e così gli animali, e il creato intero. Io sono fuoco, e il fuoco non ha odore. Ci sono poi alcuni fatterelli su cui vorrei essere chiaro. E’ pur vero che è il Male, ciò che mi è stato assegnato di pertinenza, ma non creiamo equivoci -del resto non sono io Colui che Crea. La banalità del male, come la chiamate voi, non è cosa mia: è roba vostra. Neanche la stupidità è opera mia. Io ero lì, tutto intento a far del male e a rigare storto, e arriva questa stupidità, e quindi ci sono rimasto come un cretino, perché passi il bene e il male, e le luce e le tenebre e tutte quelle dicotomie statiche o dinamiche che facevano la gioia degli antichi maestri, ma la stupidità? che c’entra? Vi giuro, io non la concepivo nemmeno: e va a finire che l’ho anche ammirata, perché quella sì, è davvero potente, e le viene naturale, non è come me che devo impegnarmi.
Altra cosuccia su di me: il denaro non è il mio sterco. Il mio sterco è... oh che diamine, non è questo il luogo adatto a parlarne: è una storia d’amore, non un trattato sulle deiezioni. E ancora: io faccio il male, io sono il male, ma io non prèdico il male. Non sono un predicatore. Perché io, a differenza dei predicatori, che agiscono per vanità, ho davvero bisogno degli uomini. Senza di voi non esisterei. E poi diciamocelo, ai predicatori mancano amore e leggerezza ed io, se potessi predicare qualcosa, queste due virtù predicherei. Con queste vi travierei, se solo mi fosse concesso di tenerle unite, a me, che sono il Diviso (per mia scelta e dignità, beninteso). E col seme del dubbio, anche, vi travierei... questo dicono che lo abbia già fatto, talvolta, anzi lo faccio spesso, non sempre ma spesso, perché la gente che crede ossequiosamente in fondo è un po’ fastidiosa, no? e anche pericolosa. Potessi predicare, lo farei portandovi rispetto: dal momento che io non mi prostro dinanzi a voi (mi sono mai prostrato, forse?), e pretendo da voi che facciate altrettanto.
Veniamo alle presentazioni, ora, però. Avrete già qualche idea, ma potete chiedermelo senza paura: chi sei tu?

Chi sono io, dite? Io sono l’Angelo Caduto. Beh, non è che sono caduto perché sono inciampato, naturalmente. Sono caduto perché ho preso e me ne sono andato. Dovevate vedere la faccia di quegli altri angeli! Specie l’arcangelo Michele, che non mi poteva soffrire. Solitamente pensate agli angeli come a creature di luce, ma non è così. Anche loro si rabbuiano, infatti. Peggio è quando li raffigurate come creature di piume, sembra di stare in una voliera. Che storia è mai questa? che orrore. A me piace pensare agli angeli come a schiere di teoremi. Serafini? bum, e via di topologia. Cherubini? sotto con l’algebra. Ma questo è quello che piace a me, e si sa che io son Logico e Matematico e, detto per inciso, non ho stretto patti con alcun musicista e non vesto Prada. Comunque spero che vi sarò simpatico. Del resto il diavolo deve essere seducente, altrimenti che diavolo è? Potrei apparirvi sotto le spoglie di una donna bellissima, se vi piacciono le donne bellissime, o di un uomo affascinante, se preferite. Se volete, vi tento in un deserto. Ma che gusto ci sarebbe? Se lo aspettano tutti. Prima regola: mai essere banali. E allora cercherò di sedurvi, come vi avevo accennato poc’anzi, raccontandovi una storia d’amore: proprio di quell’amore e di quella leggerezza che non posso vivere, e non posso predicare, ma che mi godo un sacco a raccontare agli altri. Perché poi, detto tra di noi, ho anche un bel po’ di tempo libero, ultimamente. Che altro mi resta da fare? Mettere lo zampino e dimenticarmi di fare i coperchi? Cercare qualcuno che ne sappia una più di me? ma è una noia mortale, sapete? Così dalla notte dei tempi!
Mi sembra di aver detto tutto, per ora. Posso cominciare la narrazione vera e propria, che è quella che mi preme di più. Ho deciso di chiamare queste mie memorie “La primavera dei quattro giovedì” perché, guarda caso, i quattro fatti più importanti sono capitati proprio in primavera e tutti di giovedì! Non era mica tanto probabile. Direi a spanne che c’era una possibilità su duemilaquattrocentouno, ossia poco più di quattro parti su diecimila. Così mi è sembrato che “La primavera dei quattro giovedì” fosse un titolo appropriato. A dire il vero il quarto giovedì sarà domani, oggi è mercoledì, e la primavera è ancora lunga, prima che finisca bisognerà che aspettiate, ma una sbirciatina in avanti nei Disegni è stata, ahimè, data. Ecco la storia, allora. Cercherò di essere lieve, nonostante a ben vedere sia una storia veramente tragica, come avrete ben modo di rendervi conto voi stessi, che lo so come siete, vi mettete sempre in testa di trovare un senso in ogni cosa, e questo aggiunge tragedia alla tragedia. Io non vi dirò che c’è un senso vero e proprio -non è il mio compito, del resto.

Se ce lo volete mettere, beh, fate pure, a questo punto della mia triste vicenda, non è che conti poi molto.

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