LA MATRICE
(breve componimento in endecasillabi in rima baciata)
Discorsi al gran raduno matriciale.
L'un l'altra le matrici, la reale
sì come la complessa, van dicendo
di quel ch'è stato a Roma, trasalendo
alle parole d'una tale Giorgia:
"Squadrismo, questo sì; ma chi lo forgia?
Ignoro invero qual sia la matrice!"
Arriva un'Hermitiana, e presto dice:
"Io, che con la trasposta coniugata
coincido, dico no: non sono stata."
"Ed io nemmeno" qui pare trabocchi
la furia, inscatolata dentro i blocchi,
di una di Jordan. "Ma che impudenza!
Anch'io protesto qui la mia innocenza"
una matrice di Cartan così
osserva "dentro l'Algebra di Lie
domenica vagavo, non per l'Urbe.
Ad altri vanno ascritte quelle turbe."
Si guardano l'un l'altra le tabelle,
cercando invano un'oscura ribelle;
e tutte, le invertibili, quadrate,
antisimmetriche, quante sian date
coi loro autovalori, tutti quanti;
quali che siano poi i determinanti,
insieme tutte dicono: "Giammai!
Non li causammo noi siffatti guai!
Una matrice, ma non matematica,
ti manca!" fanno, con aria pragmatica
"Ci pare, cara Giorgia, tu ti perda
sol la matrice dei fascidemmerda.”
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