Sonetto del distanziamento
È una cesura improvvisa, bugiarda,
che regola lo spazio e lo rifonda.
Ci prende, ci soppesa, poi ci sonda,
ci definisce mobili; si azzarda,
nel movimento che vago si attarda
a far giocare gli affetti di sponda,
a ricavarne una storia profonda.
Nodi allentati di gente che guarda,
che lancia altrove le proprie parole,
così ci rende, ed intanto cerchiamo
nuovi strumenti d’antica alleanza,
sgranando queste ombre lunghe e sole,
unite all’orizzonte. E qui proviamo
già le lusinghe del tatto a distanza.
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