Piena di gente la terra, ma scalza
e poi svuotata d’aria, troppo vecchia
appesa sopra i bordi; poi si specchia
dai resti della riva, che ci sbalza
di fuori e solo l’acqua ci rincalza.
Il mare se ne resta lì, sonnecchia,
costretto e ciclico in forma di secchia
tra i muri nostri. Crepita, s’alza,
avanza e corre e morde e si ritira,
coi modi antichi e nuovi di quest’acqua
cullata dalle forze di marea,
come la vita che torna e respira
ogni qual volta si deve e si sciacqua
lì dove si distrugge e muore e crea.
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