Sonetto dello stipite vigliacco
O stipite vigliacco che ti credi
protetto dalle grazie della notte!
Nascondi le tue mire galeotte
nel buio più nascosto degli arredi,
tu, legno maestoso, mai non cedi
a ben più molli e docili condotte,
sicché ti trovo ignara e sento rotte
l'ultime dita, ed inermi, dei piedi!
Dilacerando la notte già scura,
urlo ed invoco, con nomi inconsulti,
Dei e madonne in concorso di colpa!
Sollievo: non v'è traccia di frattura,
solo il dolore che sboccia in singulti,
la scossa tumescenza della polpa.
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