lunedì 19 dicembre 2016

Avanti, popolo

Avanti, Popolo
componimento politico didascalico in alessandrini


"Che far di questo Popolo / sì bruto e tutto storto?"
Così si domandavano, / e quindi lo riporto,

illustri saggi al tavolo / assisi per la cena:
e tutti quanti imprecano, / vedetevi che scena.

Per primo l'Aristofane / citando i Cavalieri
s'indigna perché stolido / nell'oggi come ieri

s'atteggia bieco e becero / il Popolo sovrano:
"Qui tutti t'infinocchiano / tendendoti la mano!"

Scuotendo il capo cogita / Le Bon con fier cipiglio
e fa, con tono sapido: / "Io, Popolo, ti piglio,

poiché del tuo bell'abito / piacer ciascun si volle:
è sì che lo psicologo / sol può capir le folle."

"La massa, spesso improvvida, / mi par muta di cani;
potere la fagocita / nei simboli più vani"

a lungo ben s'infervora / gridando Elias Canetti.
"E sugli stereotipi / deh, come me la metti?"

è Lippmann che si agita / sbracciandosi sul desco.
"Dell'uomo in sé medesimo / è ciò che a dire riesco"

fa Hobbes con voce critica / e sguardo molto cupo
"gli serve d'esser suddito, / è d'altro uomo il lupo."

"E ben gli venga un Principe / con leggi e con coltelli
che in sua morale domini" / sancisce Machiavelli.

"E non sia democratico!" / Platone si premura
"poi ch'è del buon filosofo / degli uomini la cura!"

Ma Kelsen: "Se giuridico / s'annovera lo stato
infine giunge libero / e ben rappresentato."

"Avanti, avanti, Popolo" / v'è Marx che già lo sprona
"che finché fai politica / la razza ch'è padrona

non più, lo sai, ti limita! /Avanti, le contese!
Ché questo mondo economo / s'è fatto sì borghese."

Il popolo che attonito / sapienti tali ascolta
di sé non sa se fervida / gli tocchi la rivolta

e poi non si capacita / che possa far di più:
si stira e si divincola / e accende la tivù.


(e un giorno torva e livida / di rabbia gli vien sete
e va a sfogar nel vomito / quell’odio nella rete).

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