Scienziati, poeti, psichiatri!
Teoria dei canti è un poema che parla di un viaggio nelle leggi della fisica e nelle sue domande. È un viaggio che comincia staccandosi dall’uomo e all’uomo, alla fine, inevitabilmente ritorna. Nel mezzo passa attraverso le leggi della natura, dell’immensamente grande e dell’immensamente piccolo, in un mondo che si affolla di personaggi e spaventose e secolari questioni: uno strano mostro bicefalo e fluidodinamico, Galileo che osserva da una torre, antichi ellenisti, filosofi ubriachi, Proust che riflette sul tempo e sulle teorie indipendenti dal background, Leibniz e Newton in perenne dissidio, che cosa sono la causa, lo spazio, la necessità; e poi Borges, un poeta maestro d’astronomia, Hilbert, che cos’è una misura, Cauchy e Gauss, Bohr e Marie Curie, Immanuel Kant, demoni dostoevskiani che ragionano sul caos, Leon Battista Alberti, Robert Johnson e i suoi blues, Boltzmann, un album dei Pink Floyd, Vito Volterra, temporali, sogni, dormite e svenimenti, case trasparenti, bonghi, treni, veicoli spaziali e rinormalizzazioni.
E altro ancora, giusto per unire obiettivi folli e scriteriate passioni, in 32 canti, in endecasillabi, in terza rima.
Insomma, l’opera che ridefinisce il concetto di “fuori mercato”.
Buona lettura.
[edit: l'opera consta ora di tre cantiche e si può ordinare su Amazon. Cartaceo 19€, ebook per Kindle 5.99€]
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