Biancaneve in settenari
(fa caldo, sto guardando Italia-Svezia, non ho voglia di fare niente)
S’è punta la regina,
mentre cuciva, un dito:
“che il voto sia esaudito
d’avere una bambina!
Così mostrarsi deve:
nera di chioma, rosse
le labbra e poi che fosse
bianca come la neve!”
Col re s’accorda e tromba,
ma sorte l’è funesta:
a partorir s’appresta,
si sgrava e va alla tomba.
La bimba nasce e frigna;
il re, pria che sia tardi,
(d’accordo Giovanardi)
le offre una matrigna.
La donna prende impegno
di far da moglie al vecchio.
Chiede però allo specchio:
“chi è la più bella in regno?”
“Sei tu, sei tu padrona”
risponde un po’ ruffiano,
ma un giorno non lontano
del tutto si sbottona:
“Dirò che sei un tipo,
più bella è la ragazza.”
La donna assai s’incazza
e sbatte su uno stipo.
“Qui svelto, cacciatore!
Ammazza la smorfiosa!
Farai gradita cosa
se porti indietro il cuore.”
Il cacciator s’attrista
e vìola un poco il patto:
sacrifica un cerbiatto
(non era animalista).
E Biancaneve scappa
tra sconosciute fronde,
finché poi si nasconde,
si ferma e fa una tappa
in una casa vera
tanto piccina e storta
che ha con fatica scorta
vicino a una miniera.
Qui son sette nanetti
che fregansi le mani:
“Ti tratterem da cani,
ci laverai i calzetti!
Soddisfi tutti quanti,
ma salva sei però:
ehi-ho, ehi-ho, ehi-ho”
e seguitano i canti.
E Biancaneve avvezza
al polo e pure al golf
s’adatta a far la colf
e vuota la monnezza.
Mentre un bel giorno piega
i panni che ha lavato
s’accosta al suo selciato
la vecchia e brutta strega.
(Questa ch'è sulla soglia
è la matrigna invece:
lo specchio pur le fece
mangiare un dì la foglia.)
S’accosta con cautela
ché vuole avvelenarla:
tanto le dice e parla
che l’offre già una mela.
Mangia, la sventurata!
Il sangue dalle vene
le scema e quindi sviene:
per morta vien lasciata.
I nani alla magione
la sera ritornando
la scoprono gridando:
“non ha assicurazione!”
Chi l’ha seccata? È giallo!
Ma pria che il corpo olezzi
le fanno con gli attrezzi
la bara di cristallo.
E qui giace d’estate
qual morta pur da viva
(la mela è inoffensiva:
fa come Mitridate,
manco le viene il tifo:
ché la matrigna inetta,
per quanto ci si metta,
in chimica fa schifo.)
Che sorte alfin le tocca?
Un principe l’aggancia,
la sfiora sulla guancia
e giù di lingua in bocca.
Così più non riposa,
si sveglia in gran tormenti.
“Almen lavati i denti!”
gli dice. Poi lo sposa.
17.6.2016
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