martedì 16 ottobre 2012

Le quote rosa a posteriori


Un gruppo di studiose femministe si lamenta del fatto che, tra i nomi dei letterati italiani che i futuri insegnanti di scuola devono conoscere, figuri un solo nome femminile, quello di Elsa Morante. Uno su trentacinque. Dicono che si sarebbe potuto fare molto di più, inserire più nomi, e che anche negli altri campi non ci sia da sorridere a proposito della parità di genere.
Hanno scritto una lettera al ministro Profumo: la potete leggere qui.

Per quel che riguarda le scienziate, trovo sia piuttosto triste la rimozione del ruolo di personaggi come Ada Lovelace, Lise Meitner o Rosalind Franklin o anche di Jianxiong Wu in tempi più recenti; consola un po' sapere che nessuna persona sana di mente si immaginerebbe di applicare una damnatio memoriae su due figure come Maria Curie o Emmy Noether, che per fortuna stanno lì e giganteggiano nella storia della fisica e della matematica dell’ultimo secolo.
È vero - qui le studiose mi trovano perfettamente d’accordo - che tralasciare la conoscenza e l’importanza del movimento femminista nel Novecento mutila di fatto una parte notevole della storia contemporanea, ma per quanto riguarda la letteratura e la filosofia è nominata una sola donna in sette secoli non per cattiveria ma perché fino a cinquant'anni fa le donne italiane erano nella quasi totalità relegate a fare la calza e a occuparsi dei bambini, senza accesso a un'istruzione decente, e hai voglia in quelle condizioni a produrre cultura di un certo peso, anche per una mera questione probabilistica; che dobbiamo fare? inserire dei nomi a forza? davvero sarebbe utile? con tutta la buona volontà, nel cercare rappresentanti - poniamo- della letteratura italiana del Cinquecento io non me la sentirei di mettere una Gaspara Stampa al livello di un Torquato Tasso o di un Ludovico Ariosto.
Va quasi peggio se pensiamo alle filosofe. Uscendo dall’Italia (ove si fatica a trovarne anche di maschi) che abbiamo? Qualcosa nell’antichità, Aspasia di Mileto, Ipazia, per poi scorrere secoli e secoli prima di arrivare a Ildegarda di Bingen, e approdare infine a tempi più recenti quando, uscite dal ruolo di angeli del focolare, sono arrivate finalmente Simone Weil, Simone de Beauvoir, Hannah Arendt.
Magari a quella lista di letterati e letterate italiane si sarebbero potute aggiungere Sibilla Aleramo, Grazia Deledda o Natalia Ginzburg, ma il problema sta con ogni evidenza a monte, ossia nella possibilità di accesso delle donne alla vita culturale. Lavoriamo su quello e non su uno sterile esercizio col bilancino tramite figure compensative, di qualsiasi calibro purché donne. Anzi, la penuria di figure di peso dovrebbe essere la prova migliore della necessità di lottare affinché vengano garantite a tutti pari opportunità. Non appena dai a tutti, maschi e femmine, le stesse possibilità di partenza ecco che d’incanto arrivano anche i risultati: applicare le quote rosa a posteriori mi sembra invece puro fanatismo autoreferenziale.

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