lunedì 11 giugno 2012

Gaudino da Copula


"Così come era successo ad Ademato, mi trovavo in una grotta alle pendici di una montagna che gli abitanti del luogo chiamano Montevenere; da questa grotta si diceva si sentissero delle voci di spiriti o demoni. Non so come vi fossi arrivato; giacevo infatti stordito come da un lungo sonno, o inebriato da un vino dolcissimo. Quando mi svegliai mi accorsi d’essere incatenato e di non potermi muovere; l’oscurità era immensa attorno a me, e flebile e quasi vana arrivava a rischiarare l’antro la luce del sole. Accanto a me sedeva un uomo, che a causa del buio potevo vedere a stento; inoltre, il cappuccio del mantello gli copriva il volto per buona parte. Rifulgevano però nelle tenebre i sui occhi. Allora gli chiesi chi fosse, e mi rispose d’essere il filosofo Clitoride di Atene..."






(dai Dialogi di Gaudino da Copula, monaco benedettino vissuto a cavallo tra il XII e il XIII secolo, come riportati in "Dell'eterno titillare - Apologia di Clitoride di Atene", scaricabile in pdf cliccando qui )


© Elena Tosato 2011

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