mercoledì 2 maggio 2012

Esami

Uno piuttosto imbarazzante fu quello di Laboratorio di elettronica, che costituiva la metà dell'esame di Esperimentazioni di Fisica 3; l'altra metà era il Laboratorio di spettroscopia e fisica nucleare, ed era molto più divertente. Ora, io aborro l'elettronica. E il sentimento è ricambiato. Per me un circuito è quello dove corrono i piloti, la resistenza è quella dei partigiani, la capacità è quella che uno sviluppa con l'esercizio e l'induttanza... beh, l'induttanza è quella cosa lì e basta, va bene. Arrivo al colloquio con le mie relazioni pronte. La prof m'interroga, io sono tesa, tesissima, più del solito, già parlo a fatica, ma qua è davvero un disastro, balbetto, sudo, emetto una serie di gorgoglii vagamente a tema, rispondo alle domande inceppandomi anche su nome e cognome e numero di matricola, e sì che ho studiato, ma nell'esposizione credo di aver applicato alla fisica lo stream of consciousness. Alla fine la prof sospira, scrive il voto sul libretto (per fortuna l'altra metà dell'esame, quella di laboratorio di spettroscopia, l'avevo già sostenuta con un altro professore e con miglior profitto) e mi dice: "venga, che le offro un caffè, così mi parla della sua vita e dei suoi problemi, vedo che lei è così timida, ne ho visti tanti timidi ma lei è davvero patologica, sa? una cosa impressionante! venga, mi racconti, ma stia attenta che ho problemi di cuore e fra un po' mi opero". Insomma oltre all'adrenalina che scendeva, alla spossatezza, al senso di inutilità metafisica eccetera, mi è toccata anche la seduta di autocoscienza davanti alla macchinetta del caffè, sembravo Woody Allen, giuro. E siccome la prof si era dimenticata il portafogli in ufficio, ho offerto io.

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