venerdì 30 giugno 2023

Il brontolio del cosmo

 Il brontolio del cosmo

E venne sotto allora sullo sfondo
un brontolare largo e muto quasi,
udibile soltanto fra le basi
dell'universo rimasto profondo;
e della gravità che lungo il fondo
lasciava solchi di sé inevasi
le onde perturbavano la stasi
di spazio e tempo. Forse un finimondo,
la danza di violenti buchi neri,
le pulsar che contavano il ritardo
dei loro lampi increspati di luce,
e tutto il borborigmo si traduce
nell'imparare, viventi, lo sguardo
su quel ch'è stato altrove, chissà, ieri

giovedì 22 giugno 2023

Strofe saffica - L'amante, o quasi

Esercizi poetici. La strofe saffica è composta da tre endecasillabi saffici e un adonio, che è un verso di cinque misure, un verso che suona quasi interrotto dopo la lunga musicalità dei tre che lo precedono. La metrica italiana è accentuativa e non quantitativa come quella greca classica: vuol dire che le sillabe vengono contate in base agli accenti che hanno e non alla lunghezza, e la strofe saffica è stata quindi adattata alle esigenze della nostra lingua. È noto il lavoro che ci fece sopra Giovanni Pascoli, che ci aggiunse le rime e che con questo metro scrisse per esempio la sua famosa poesia "Novembre".

Siccome fa sempre bene esercitarsi, stamattina ecco qui la mia versione di strofe saffica, nella forma che è passata attraverso Pascoli.


L’amante, o quasi
Stava davanti a me, con un affetto
intonso, senza carie, che chiedeva
di ragionar di sé come un precetto.
Con me, l’allieva.
Non che dovesse insegnarmi qualcosa:
considerava se stesso una bozza,
che fa discorsi che dire non osa,
e se ne ingozza.
Eppure, qualche singola parola
bucava la paura e l’afasia:
usciva a farsi nota, tutta sola,
e andava via.
La voce gialla, dispersa nel suono,
diceva, con istinto iconoclasta:
“Ti guardo, non so più che cosa sono,
e così basta.”
Aveva nella bocca allora questo
timore di vedersi parassita,
e di scambiarlo già per un pretesto
d’essere vita.

domenica 18 giugno 2023

Il boomer

 Mio padre ha 75 anni. Mio padre ha 75 anni e ha sempre avuto con la tecnologia un rapporto di reciproca diffidenza. Rimpiange i tempi in cui si scriveva con la macchina per scrivere e si fotografava con la pellicola, senza ricordarsi - io sì, perché sono figlia, e memore, e stronza in qualità di figlia memore - che non ha mai imparato a scrivere a macchina né tantomeno a fotografare con le macchine a pellicola. Costretto dallo Zeitgeist e dalla presbiopia a sostituire il vecchio cellulare con uno "smàrfon", mio padre ha 75 anni ed è entrato nel ventunesimo secolo. Tutto contento. Adesso mi scrive su Whatsapp e pare che non abbia mai fatto altro nella vita.

La settimana passata fa una di quelle cose tipiche dell'età, cioè va a una cena coi suoi vecchi compagni di classe dell'istituto magistrale. "In realtà ci troviamo per vedere ogni anno chi è ancora vivo" dice; e aggiunge che è tornato a casa molto soddisfatto perché dei suoi compagni di classe è quello che sta di gran lunga meglio in salute e che quindi smetterà di lamentarsi dei suoi modesti acciacchi, il che è una mia dignitosa perifrasi per dire che non ha mai avuto niente di grave, giusto di tanto in tanto un raffreddore, raffreddore che ha sempre affrontato zoppicando per far vedere che era malato.
(Racconto queste cose in qualità di figlia memore, vedi sopra.)
Orbene, i compagni di classe dell'istituto magistrale sono entrati nel ventunesimo secolo anche loro, con ogni probabilità tutti prima di lui, e hanno tutti Whatsapp sul loro relativo "smàrfon", e quindi mio padre è uscito dalla cena di classe iscritto al gruppo Whatsapp dei suoi compagni di classe dell'istituto magistrale.
Ignaro.
Innocente.
Puro, egli era.
E quindi telefona a me, figlia integrata di padre apocalittico, per raccontarmi il suo sgomento di fronte alle chat di gruppo di Whatsapp.
"Dicono tutti soltanto buongiorno" "E il santo del giorno" "E immagini co Snùpi" "I dise solo che monade" (passa al dialetto per acuire la manifestazione del suo sgomento)
Mio padre ha 75 anni, è entrato nel ventunesimo secolo e adesso ce l'ha coi boomer.

martedì 13 giugno 2023

Necrologio

Necrologio

E quando, dopo trent'anni d'attese,
sul fiume transitò il fatal defunto
che a tutto in qualche modo trovò prezzo,
si vide, con un certo disappunto,
che in acqua era passato già da un pezzo
il corpo morto e stanco d'un paese

domenica 4 giugno 2023

Al mercato

Sonetto scritto dopo quarant’anni di realismo capitalista

Al mercato


Volevo cominciare a fare acquisti:

è lecito se vuoi, così tu dici.

Richiesi quindi tre ore felici,

capacità di negare imprevisti,


speranze di domani, viaggi tristi

che non lasciassero mai cicatrici,

la stima di qualcuno, tanti amici.

Resuscitare i morti a noi frammisti,


pagare dignità e acquiescenza,

questo volevo: per niente temendo

che mai costasse ancora troppo caro.


Comprare vita, fiducia, pazienza,

che se m’avanza poi me la rivendo;

e non trovai né prezzo né denaro.