Sonetto dell’equilibrio di Nash
Qui, tutti insieme, a guardarci negli occhi,
giocando le opportune strategie,
ciascuno in sé cercando nuove vie,
ed esiti imprevisti, ed altri sbocchi,
ostacoli reciproci, dei blocchi
al muoversi dell’altro; geometrie
dei modi e degli intenti, e simmetrie
di noi che qui giochiamo, saggi e sciocchi,
forse aspettando le mosse migliori,
forse tentandole. A volte le stesse
rimangono, qualunque cosa accada,
in una stasi fragile di umori:
finché nessuno prova l’interesse
quindi, lui solo, a cambiare la strada.
Sonetto di cooperazione e fiducia
Ancora noi; insieme, che giochiamo
con qualche gioco passato che resta
nell’ombra dei ricordi; nella testa
si porge l’eco, soffuso, il richiamo
d’una reputazione con cui ci stimiamo,
di ciò che sono state quelle gesta
di cui facciamo recupero; lesta
l’iterazione del gioco cui stiamo
ancora poi giocando si proietta
sopra il futuro quasi come un’ombra.
Giochiamo ancora, guardandoci intorno,
sopra noi stessi e dentro, senza fretta;
quest’ansia che s’affloscia, sì, e si sgombra.
Ci fideremo allora, forse, un giorno.