Altri sofismi d'aprile.
Sonetto di Protagora
Tu guarda: le mie membra, la mia testa,
il mio parlare, quel gusto facondo
di dire e poi di trarre dal profondo
ogni pensiero che l’altro contesta
e si fa verità - sia per protesta
che per un’opinione che assecondo.
Io sono, quindi, misura del mondo:
in quanto umanità, e null’altro resta.
Ritraggo, in mezzo a moti di scontento,
contraddizioni; e ancora demolisco
le verità pregresse in cui si crede.
È qui la mia ragione: un argomento
da cui comincio e nel quale finisco,
di cui sono soggetto, scopo, e sede.
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