Canti dell'appendice non ce ne saranno, anche perché il vile diverticolo era già stato omaggiato di un sonetto quando si era infiammato l'estate scorsa, così che poi si è montato la testa. Però la breve e tutto sommato tranquilla degenza meritava un epitaffio, e quindi ecco il componimento dedicato all'imponderabile.
Sonetto della pastina
Già sgusci iridescente dentro il brodo
in pallide sembianze glutinose,
viscosa, tra le scie filamentose
d’un cacio putativo: in questo modo
non si sa più se liquido o se sodo
è il mondo il cui qualcuno un dì ti pose.
A tal domanda, nessuno rispose.
Eppure ti sorseggio e quasi godo,
pastina senza nome, nell’averti
innanzi a me dopo un lungo digiuno,
tu viscida, irrisolta ragnatela
d’aromi e di sapori spesso incerti.
Grata lappando, occhieggio l’opportuno
contorno molle di polpa di mela.
in memoriam
13.1.2021
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